IL MONASTERO DI SANT'ANNA: UNO SCRIGNO D'ARTE

Le pareti del monastero di Sant'Anna conservano preziosi affreschi di scuola umbra, realizzati nel corso dei secoli. Per una comunità religiosa l'arte è più che una semplice decorazione degli spazi, ma diventa fonte di meditazione e di insegnamento. Non poteva essere diversamente per le suore di Angelina, che hanno sempre sentito forte il loro carisma di servizio e apertura alla città nella quale vivevano.

Gli affreschi più antichi sono senza dubbio quelli della cappellina o oratorio, con la crocifissione di Giovanni di Corraduccio, che vede san Francesco inginocchiato ai piedi della Croce, e con l'immagine di Angelina, realizzata probabilmente subito dopo la sua morte da Pietro Mazzaforte, il figlio di Giovanni. A Giovanni di Corraduccio è attribuito anche l'Albero della Vita o Albero della Croce. Motivo tipicamente francescano, vede Gesù inchiodato ad un albero vivo, non ad una croce di legno, circondato dalle immagini di dodici patriarchi e profeti dell'Antico Testamento, che dispiegano dei cartigli con frase tratte dalle Sacre Scritture. I testi, in volgare, alludono alla salvezza dell'umanità ottenuta attraverso la passione del Cristo, dove la croce non è più strumento di morte ma chiave che apre alla vera vita.

P. Messastris, Madonna con il Bambino fra sant'Anna e la beata Angelina, post 1481

La seconda metà del Quattrocento vede un fiorire di affreschi realizzati dalle due principali botteghe di pittori folignati, quella dei Mazzaforte, vicini di casa delle suore, e quella di Pierantonio Messastris. A quest'ultimo si devono il grande affresco dell'ingresso, purtoppo mutilo, e le stimmate di san Francesco del Chiostro interno. Alla bottega di Pietro di Mazzaforte sono invece attribuite una bella crocefissione e gli affreschi del refettorio.

Bottega di Pietro di Mazzaforte, Crocifissione

Gli inizi del Cinquecento vedono l'opera illuminata di una serie di badesse appartenenti alle maggiori famiglie umbre, che danno un'impronta rinascimentale al monastero. Sono di questo periodo gli affreschi del chiostro verde e una Imago Pietatis del Chiostro interno, forse opera di Lattanzio, figlio di Nicolò Alunno e ultimo discendente della famiglia di pittori che abitava a ridosso del monastero.

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Anonimo pittore locale, Imago Pietatis

Quest'ultima opera è mutila nella parte inferiore a causa dell'apertura di una porta realizzata da suor Anna de Conti, la figura di maggior spicco della storia del monastero a partire dalla metà del XVI secolo. Discendente di una famiglia illustre (suo nonno Sigismondo era stato abbreviatore apostolico e segretario di diversi pontefici), usò i propri beni personali per acquistare una parte delle case dei Mazzaforte, che destinò a sua abitazione e ad infermeria del monastero. Fu grazie a lei che giunse a Foligno, proveniente dalla chiesa dell'Aracoeli, la tavola di Raffaello nota come la "Madonna di Foligno", che aveva commissionato suo nonno e che per due secoli, fino alle campagne napoleoniche, fu possibile ammirare all'interno del monastero. Furono questi anche gli anni nei quali si decorò il presbiterio del coro cinquecentesco, grazie all'intervento di alcuni benefattori, fra cui il vescovo Bufalini di città di Castello, cugino della madre di suor Anna e zio di Vittoria, monaca anch'essa in sant'Anna.

Nicolò Circignani detto il Pomarancio, Epifania (opera commissionata dal Vescovo Bufalini)

L'ultima opera eseguita per il coro, è la grande tela d'altare firmata da Vitale Maggi e datata 1600. Alla fine del Cinquecento risalgono anche gli ingenui affreschi con teorie di sante e santi del chiostro interno.

Con l'ingresso in clausura, l'impegno delle suore nella decorazione degli spazi del monastero, non più aperto alla città, si riduce. Agli inizi del Settecento si ristruttura però nuovamente la chiesa. Di questa fase restano le statue in stucco ai lati dell'altare, raffiguranti la beata Angelina e santa Margherita di Cortona.

La beata Angelina e santa Margherita di Cortona

L'Ottocento, segnato dalle due soppressioni, quella napoleonica e quella post-unitaria, vede un notevole depauperamento delle opere d'arte del monastero: distrutto il coro ligneo cinquecentesco,disperso l'archivio e la biblioteca, trasferito prima a Parigi e poi a Roma il quadro di Raffaello, di cui va perduta anche l'originaria cornice, espropriata dal comune un'altra tavola cinquecentesca oggi al Museo della Città. A partire dagli anni Ottanta del Novecento, l'intero complesso del monastero è stato soggetto ad accurati lavori di recupero e restauro delle strutture e delle opere d'arte, preziosa eredità che il passato ha lasciato alla comunità di Sant'Anna e all'intera città.