IL MONASTERO DI SAN GIOVANNI BATTISTA O DELLE LUCREZIE A TODI

Non sappiamo con certezza in che anno fu fondato il monastero delle Lucrezie di Todi: la tradizione e gli storici danno un'ampia rosa di date che va dal 1362 al 1427. Documenti alla mano la data più plausibile è quella del 1389, molto vicina alla prima attestazione del monastero di S. Anna a Foligno. Tuttavia ciò non deve far pensare che fu Angelina a fondare il monastero di Todi, come pure nel corso dei secoli è stato detto. L'equivoco nasce dal fatto che la comunità avrebbe aderito alla congregazione di Foligno che la nostra beata presiedeva. Come dice anche il nome "popolare" del monastero, ossia le Lucrezie, a fondarlo fu Lucrezia della Genga che aveva sposato un uomo della famiglia dei conti di Marsciano. Rimasta vedova, Lucrezia si ritirò con la sorella Caterina in una casetta presso le mura della città, in località Nidola. In breve però la casa divenne piccola: bisognaVA infatti accogliere altre donne che si erano avvicinate, attratte dalla sua scelta di vita. Grazie ad acquisti e donazioni si venne a costituire il nucleo del futuro monastero. Le Lucrezie potevano infatti godere dell'appoggio delle autorità cittadine e delle famiglie nobili. Nel 1391 furono gli stessi priori del comune di Todi a concedere loro per qualche tempo un terreno, nel 1415 è la volta di una casa e di un pezzo di terra, nel 1428 Micheluzza di Giovanni dona alla comunità tutti i suoi beni, al 1464 data il lascito di Francesca Maltempi.... Alla fine del Quattrocento il patrimonio del monastero appare ingente, costituito attraverso le donazioni e i lasciti testamentari. Tra i più antichi spicca quello di Mergherita di Meo Salimbeni, vedova di Ludovico di Tommaso di Todi che nel 1400 fece sue eredi Lucrezia e Angelina. Del peso che forse la comunità aveva in città potrebbe essere testimonianza anche il fatto che nel 1428 il papa indirizza la sua lettera con la quale concede alla congregazione di Foligno la possibilità di eleggersi una ministra, proprio al vescovo di Todi.

Nulla ci è giunto di come di vivesse all'interno del monastero, ma è lecito supporre che non ci si discostasse molto dalla vita che si conduceva in altri bizzoccaggi. Di certo ci si dedicava molto anche alle attività caritative, ma non sappiamo in che campo, se nell'assistenza o nell'educazione.

I documenti lasciano però intravedere che i possedimenti del monastero non si limitavano alla città ma erano collocati anche in altre località umbre (per esempio Deruta, san Terenziano) e i loro interessi sembrano giungere fino a Roma dove sono attestare nel Quattrocento "religiose donne di Todi del terzo ordine del beato Francesco". Non è dato sapere quali fossero i legami delle Lucrezie con Roma e in particolare con le "case di Campo di Marte" ( il monastero di S. Croce di Montecitorio), ma è possibile che un gruppo di suore di fosse trasferito là, magari riformando, cioè rivitalizzando, una comunità che esisteva già dal Trecento. E' difficile invece che le cose siano andate come vuole lo Jacobilli, cioè che Angelina avrebbe mandato nel 1423 due suore di Todi a fondare il monastero. Di certo però le Lucrezie potevano contare anche a Roma su importanti protettori, fra cui i Colonna e gli Orsini.

La comunità aveva a questo punto un peso notevole: non sorprende perciò che furono proprio loro a segnare l'inizio della fine della congregazione di Foligno. Nel 1448 (è ministra Cecilia, essendo ormai morte sia Lucrezia che Caterina) le Lucrezie ottennero di non essere più sottoposte alla giurisdizione della ministra generale che risiedeva a Foligno e che accusavano di aver sottratto loro lasciti testamentari e elemosine. Solo a questo punto (siamo nel 1457) le Lucrezie si dettero proprie costituzioni. Eppure il cammino delle comunità resta legato: come le consorelle di Foligno e quelle di Perugia, anche le Lucrezie si troveranno ad affrontare il difficile contrasto con i frati che volevano imporre loro la clausura. Nel frattempo la struttura continua a crescere e viene edificata anche la chiesa, con le tombe delle suore. In precedenza infatti venivano sepolte altrove, come prova il testamento di Caterina della Genga che chiedeva di essere seppellita in san Fortunato.

Nel 1897 la struttura era divenuta pericolante e le suore la abbandonarono. Oggi il monastero è bene pubblico e gli spazi sono destinati a mostre e esposizioni. Vi è in costituzione proprio in questi mesi un nuovo polo museale.