LA CONGREGAZIONE DI ANGELINA

Secondo la storia

Qual è stata allora la funzione storica di Angelina? Nei secoli XIV – XV si rafforza quanto si era verificato già nel secolo XIII: accanto ai monasteri tradizionali, si erano affermate molteplici forme di vita religiosa, da quella prettamente secolare di chi permaneva nel suo stato di vita a quella di singole recluse, che in solitudine si dedicavano alla preghiera e talora prestavano servizio presso un ospedale. All’ombra degli Ordini mendicanti e talora a partire da movimenti spontanei, si affermarono poi nuove forme – denominate oggi monasteri aperti –, con progetti di vita evangelica in comune. Il monastero di S.Anna a Foligno era uno di questi. Vi si professava la regola del Terz’ordine francescano approvata dal papa Nicolò IV nel 1289: essendo la stessa che professavano i terziari e le terziarie secolari, essa consentiva ampi spazi di autonomia nell'organizzazione della propria vita spirituale, nel rapporto con Dio e con il mondo esterno.
Paoluccio non aveva imposto alle sue figlie spirituali alcun processo di monacazione e questo è singolare, giacché è noto quanto egli fosse rigoroso. Maria del Mar Graña, studiosa che in questi ultimi anni ha tentato una lettura globale dell’esperienza di Angelina, ipotizza che l’iniziativa di Paoluccio fosse “un modo per iniettare linfa nuova nelle formule monastiche per donne, in modo speciale nell’ordine di S. Chiara, disturbato in quel tempo dalla presenza di “patroni”, dal numero chiuso, dall’accumulo di beni e dalle distinzioni interne in base al rango e al livello economico”. Angelina deve essersi sentita in sintonia con il maestro, visto che procede per la stessa strada.

Quella di Sant’Anna certamente non era l’unica comunità femminile a condurre vita comune pur professando tale regola: in Europa, in Italia e nella stessa Umbria esperienze simili pullulavano. Si trattava però di istituzioni generalmente illegali, un po’ clandestine: per la normativa ecclesiastica non era consentito ai terziari e alle terziarie francescane vivere in comune, né alle donne condurre vita religiosa senza clausura. Con Angelina le cose cambiano. La forma di vita di Sant’Anna era stata approvata dal padre generale dei frati minori, aveva incontrato il beneplacito del vescovo di Foligno, aveva avuto l’approvazione orale di Urbano VI. Era però necessario ottenere un rescritto papale che ponesse su di essa il sigillo dell’accoglienza della Chiesa, l'approvazione di un'esperienza che conciliava il desiderio di rinnovamento, secondo la logica del Vangelo, con la vita comune, condotta in semplicità al di fuori di ogni schema rigido che potesse assimilarla a quella monastica, non in contrapposizione a Chiara, ma in alternativa a lei. Perché questo fosse possibile era necessario approdare al superamento del dualismo mondo-Chiesa, vita monastica-vita laicale, coniugando il forte anelito a vivere il rapporto sponsale con Dio con un fervore di testimonianza di vita cristiana a vantaggio degli altri, in una forma di vita mista per donne. Nel porre questo problema e nel tentarne la soluzione, Angelina – e con lei tutto il fenomeno terziario – svolse un notevole ruolo.
Ella dunque, servendosi con coraggio e intraprendenza delle sue conoscenze altolocate (i signori di Foligno, legati da parentela al papa Bonifacio IX), chiese conferma del suo carisma: il 14 gennaio 1403, insieme alle sue ventisei sorelle, ottenne dal papa, di passaggio a Foligno, l’approvazione ufficiale della forma di vita del suo monastero.

Ottenuta l' approvazione, Angelina la porrà a servizio delle fraternità femminili di varie regioni d’Italia in cerca di guida, di orientamento o, semplicemente, di copertura giuridica, perché esse potessero continuare a vivere liberamente, conforme la propria vocazione di eremite di città, di contemplative nel mondo, di samaritane pronte a versare sulle ferite altrui l’olio che la contemplazione del volto passionato di Cristo aveva versato sulle proprie.
Nasce così una forma federativa tra fraternità esistenti o nascenti in contesti religiosi, politici e culturali differenti tra loro, che interessano Umbria, Marche, Lazio e Toscana, federazione che approda al costituirsi di una vera e propria Congregazione, la Congregazione di Foligno, riconosciuta da papa Martino V il 19 agosto 1428.
Tale risultato è frutto dell’impegno di anni: già prima del 1400 si parla a Todi di Istituto di Angelina e di lì a poco le terziarie di San Quirico di Assisi sono dette appartenere Congregazione di sant’Anna o di Angelina, oltre che di fra Paoluccio.

Tuttavia la nuova impostazione di vita religiosa non sarà condivisa dagli Osservanti della seconda generazione, impegnati in quegli anni in un processo di riordino e di normalizzazione; questo causerà un lungo conflitto che si riaccenderà a più riprese nei secoli seguenti. Ne usciranno vincitori gli osservanti e la loro opposizione aperta sarà una delle cause dell’indebolimento e del dissolvimento della Congregazione di Angelina. Nel 1447 una bolla di Eugenio IV sottometteva le terziarie della Congregazione di Foligno al vicario generale degli Osservanti, al quale veniva riconosciuta la facoltà di visitarle, correggerle, ammonirle, deporle e trasferirle. Il compito di ministra generale era così esautorato, anche se la sua figura sarà esplicitamente abolita solo più tardi, nel 1461, da Pio II, segnando la fine della Congregazione di Foligno.